martedì 3 aprile 2012

Millemium - Nordic - Design


Chi non ha mai sentito parlare del fenomeno editoriale Millenium? A chi non è mai giunto all'orecchio il titolo  Uomini che Odiano le Donne? 

Millenium è il nome della trilogia di tre libri scritti da Stieg Larsson, scrittore e giornalista svedese. L'uomo nel 2004 è morto per un attacco cardiaco e i suoi scritti sono stati pubblicati postumi, riscuotendo il favore del pubblico. Il primo libro si intitola: Uomini che Odiano le Donne (Millenium 1), seguito da La Ragazza che Giocava con il Fuoco (Millenium 2), per terminare con La Regina dei Castelli di Carta (Millenium 3).

La televisione svedese ha poi comprato tutti i diritti per una serie televisiva tratta dalla trilogia e per un film, che è uscito nel 2009, diretto dal regista danese Niels Arden Oplev. La prima trasposizione ha avuto così tanto successo che sono stati portati sul grande schermo tutti e tre i libri.

Due anni dopo, il regista David Fincher propone un adattamento americano del primo capitolo della trilogia, così esce nelle sale Millenium - Uomini che Odiano le Donne (The Girl with the Dragon Tatoo), interpretato da David Craig e Ronney Mara.


Svezia 2006. Il giornalista Mikael Blomkvist che dirige la rivista "Millenium" perde una causa legale per aver diffamato un imprenditore legale, e viene condannato a sei mesi di prigione, ma la condanna definitiva sarà dopo sei mesi, giusto il tempo in cui si svolge la trama. Lisbeth Salander è un hacker asociale, piena di piercing e tatuaggi, la quale a dodici anni ha dato fuoco ad un uomo ed ha perso la capacità di intendere e volere, così il suo patrimonio deve essere gestito da un tutore legale.

I due personaggi si conoscono solo dopo metà del film, essi sono i due lati della stessa medaglia che si congiungono per risolvere un caso di omicidio/scomparsa.

Blomkvist viene rintracciato da Henrik Vanger per scoprire cosa sia successo a sua nipote Harriet nel 1966; la ragazza scomparve una domenica pomeriggio dall'isola dove tutt'ora abita il potente clan, durante una riunione di famiglia. Lo zio, affezionato alla nipote, pensa che sia stato un membro della famiglia ad ucciderla e che per divertirsi, l'assassino ogni anno mandi un quadro ricamato per il compleanno dell'uomo, come la ragazza faceva quando era in vita.  

Il giornalista accetta l'incarico e incomincia ad indagare tra i vari parenti Vanger; nel mentre la Salander è alle prese con il nuovo tutore, un uomo viscido che gli chiede in cambio prestazioni sessuali per avere soldi, fino al giorno che stupra Lisbeth, la quale però si vendica, perchè riprende tutto con una videocamera e lo ricatta successivamente, dopo avergli tatuato "stupratore" sul petto.

Quando Blomkvist incomincia a non trovare una soluzione al caso, gli viene affiancata la Salander per aiutarlo; i due incominciano ad avere una storia fisica e mentale che li porta a risolvere il caso.

Il film di Fincher ha una buona componente di violenza fisica, ma anche mentale, basti pensare alle scene di abuso su Lisbeth e alle torture delle donne da parte dell'omicida; ma tutto ciò rende la trama un gioiellino di design dove sono basilari: estetica e funzionalità. Da aggiungere è che il personaggio interpretato dalla Mara è il vero cuore narrativo ed emotivo, tanto che la stessa attrice si è realmente sottoposta alla pratica di tutti i piercing, per entrare meglio in contatto con il suo personaggio.

Se il film rappresenta un disegno di estetica e funzionalità, doveva esserci per forza un classico del design


Lampada PH 4-3 di Poul Henningsen, 1966. Prodotta da Louis Poulsen. Nel 1924 Henningsen creò una serie di lampade da tavolo, come questa, e a sospensione a più paralumi, studiate per ridurre l'abbagliamento della moderna lampadina elettrica. Nello stesso anno, iniziò a progettare lampade per  Louis Poulsen e nel 1925 ricevette una medaglia d'oro all'Exposition Internationale des Art Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi per la sua prima lampada. Probabilmente l'architetto danese trasse ispirazione da una tazza, una scodella e un piatto impilati quando elaborò le eleganti curve dei paralumi PH, realizzati in vetro opaco o rame smaltato, che emanavano una luce diffusa. La produzione delle PH andò avanti nel tempo, migliorandosi sempre di più e seguendo le gli stilemi delle correnti che Henningsen percorse; infatti, egli denunciò le pretese artistiche del design scandinavo e si schierò a favore di un design più funzionale, che avrebbe portato il Good Design alle masse. Per l'architetto e designer le forme e i materiali tradizionali erano i più adeguati per la realizzazione di prodotti accessibili a tutti.

Terzaghi Claudia

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