lunedì 18 luglio 2011

Il Design ti fa PlayBoy

Chi non ha mai sentito parlare del magazine Playboy? Chi, in particolare se uomo, non ha mai sfogliato questa rivista? O sognato di andare anche solo a prendere un gelato con una delle "conigliette"?

Playboy si rivolge prevalentemente al pubblico maschile eterosessuale, fondata nel 1953 a Chicago da Hugh Hefner, e diffusa in tutto il mondo sia nella versione originale sia in edizioni locali. Anche se essa nasce come magazine mensile erotico, in verità all'interno vi sono articoli che parlano di politica, attualità, sport, costume ed altro, mantenendo comunque un taglio liberal.

Il logo di Playboy (una testa stilizzata di coniglio con un farfallino da smoking) è uno dei marchi più noti e diffusi al mondo, tanto che lo si rintraccia su t-shirt oppure adesivi per la macchina ed altro; ma non tutti sanno che inizialmente il simbolo della società era un cervo (stag), richiamo al rito maschile della caccia, ma anche delle serate per soli maschi, dove si vedevano filmini pornografici muti: stag party. Poi con un colpo di genio grafico, il logo diventa un coniglio di bell'aspetto, giocherellone e sexy che indossa uno smoking.

Nel 1954 nasce la Playmate, la coniglietta. Un anno dopo, nel luglio del 1955, nel pieghevole appare Janet Pilgrim, una delle sue segretarie che accetta di posare nuda. Hugh ha trasformato la sua amante nella coniglietta del mese: la distanza tra lavoro e sesso, pubblico e privato, è minima. Pilgrim è il primo modello delle future famose-sconosciute dell'era tv dei decenni successivi e quindi teorizzate da Warhol con la sua frase sul quarto d'ora di celebrità, che spetterebbe a chiunque. Inoltre Hefner fa entrare la via privata nel processo produttivo rendendo pubblica la sua vita privata trasformando la segretaria e amante in "ragazza del mese".

Essendo il magazine famosissimo nell'intero globo; alcune copertine, oltre a ritrarre splendide donne dalle curve mozziafiato, danno visibilità e riconoscenza a pezzi di design. Bubble Chair di Eero Aarnio, 1968. Prodotta da Adelta. Dopo due anni dalla creazione della Ball Chair, il designer fillandese decise di creare un modello affine, con lo stesso scopo: quello di potersi isolare dal mondo circostante; però usando materiali diversi: non più il vetroresina ma l'acrilico, il quale poteva essere riscaldato, soffiato come una bolla di sapone, ma cosa da non sottovalutare poteva far filtrare la luce per qualsiasi attività. Il materiale usato permette sia di ottenere una seduta resistente ma anche leggera, peculiarità da non tralasciare se si pensa che essa pende dal soffitto tramite una catena di anelli d'acciaio, perchè non ha un piedistallo che la sorregge. Per rendere la Bubble Chair più al suo interno suo interno si possono inserire appositi cuscini in tessuto grigio, oppure in ecopelle grigio silver, bianco, oro, nero e rosso. Aarnio aveva un'unica convinzione, quella che" il design significa rinnovamento, ricerca di nuovo orizzonti ed evoluzione costante" e tutto ciò lo si può rintracciare nelle sue creazioni iconoclaste. Sebbene l'artista incarnasse lo spirito degli anni Sessanta, nella sua ricerca di forme nuove visivamente seducenti, egli non abbracciò l'etica dell'effimero e dell'usa e getta, tipica della cultura Pop; i suoi mobili sono di alta qualità, creati per durare nel tempo.Egg Chair di Arne Jacobsen, 1958. Prodotta da Fritz Hansen. Da non confondere con la quasi coetanea poltrona Egg disegnata da Nanna Ditzel per Bonacina, il modello di Jacoben fu disegnato in origine per le lobby rooms del Royal SAS Hotel di Copenhagen. "Simile ad una scultura, alla seduta bastava un'imbottitura per renderla confortevole": ciò era quanto pensava il suo creatore; seduta e schienale sono in fibra di vetro lavorata con stampi, successivamente foderati di tessuto imbottito di schiuma di lattice, la base girevole è in alluminio e il cuscino della seduta è amovibile. Si pensa che la linea tragga ispirazione proprio dall'idea del guscio: un ambiente che protegge il corpo umano dagli sguardi indiscreti e che garantisce relax e privacy; inoltre la Egg, inizialmente era stata concepita come un divano, ispirato dalla Womb Chair di Eero Saarinen. Il cinquantesimo anniversario della Egg Chair è stato celebrato da una versione color cioccolato prodotta in soli 999 esemplari numerati; e anche da 50 versioni patchwork anni ’80 realizzata dall’artista israeliano Tal R ed esposte al Salone del Mobile di quest’anno. Queste ultime sono realizzate con pezzi di stoffa ricavati da abiti usati o vintage trovati nei mercatini: l’idea è stata di stravolgere l’impressione di oggetto elegante e sofisticato che da sempre contraddistingue la Egg Chair.





Terzaghi Claudia

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