martedì 11 gennaio 2011

Virtuale & Design in un'unica stanza

Nel 1982 la Disney ha prodotto il suo primo film utilizzando la computer-grafica, concetto unico e all'avanguardia per quel tempo; fu diretto da Steven Lisberger con attori di alto livello: Jeff Bridges, Bruce Boxleitner, David Warner e Cindy Morgan; la trama...la realtà virtuale.
Una curiosità: all'animazione partecipò anche Tim Burton, agli inizi della sua carriera.

Dicembre 2010, esce Tron Legacy, sequel di Tron, diretto da Joseph Kosinski. I protagonisti originali, Jeff Bridges e Bruce Boxleitner, riprendono i loro ruoli, mentre Garrett Hedlund interpreta il figlio adulto di Flynn. Tra gli altri nel cast appaiono: Olivia Wilde, Michael Sheen e James Frain.

I due film sono stati scritti dai medesimi sceneggiatori: Brian Klugman e Lee Sternthal.
La peculiarità del sequel è che è stato sviluppato in IMAX 3D, rendendo la grafica molto più accattivante e reale, per quanto riguarda il mondo virtuale; per quello reale, invece, non è stato usato alcun effetto 3d.

Nel 1989 Kevin Flynn, grande creatore di videogiochi e ormai presidente della società informatica ENCOM, sogna un mondo dove l'informatica e le persone possano unirsi per creare una società utopica, ispirando con le sue parole anche il giovane figlio Sam. Una notte Kevin Flynn, all'apice del successo, scompare nel nulla lasciando il figlio orfano con la sola custodia dei nonni paterni.

Vent'anni dopo, Sam Flynn è divenuto un trafficante informatico che ruba i progetti della società del padre (ormai sua) e li distribuisce gratuitamente nella rete, contro il volere dell'avido consiglio d'amministrazione. La notte successiva al furto del nuovo sistema operativo della ENCOM, Alan Bradley, un vecchio collaboratore di Kevin Flynn va a fare visita a Sam, annunciandogli che ha ricevuto una misteriosa telefonata dal vecchio ufficio del padre, una sala giochi.

Prima cinico ma poi sempre più spinto dal desiderio di rivedere suo padre, Sam si reca alla sala giochi, scoprendo un laboratorio segreto con una console ancora attiva. Tentando di comunicare col computer, un raggio di luce smaterializza il ragazzo trasportandolo all'interno di un mondo totalmente digitale, copia in parte di quello reale, chiamato "La Rete".

Cosa accadrà? Andate a scoprirlo al cinema.

Ed è proprio nella "Rete" che il design si fonde con il virtuale; a fianco di schermi touch ultra piatti si palesa un arredo minimal, essenziale e dallo stile monocromatico, ma con arredi che hanno fatto la storia: poltrona BARCELONA CHAIR di Mies Van Der Rohe (in primo piano), lampada ARCO di Achille e Pier Giacomo Castiglioni (sul fondo a destra), LOUNGE CHAIR & OTTOMAN di Charles e Ray Eames (sul fondo a destra, vicino alla lampada).

Barcellona Chair: nota anche come Mies Pavillon Lounge chair, fu esposta per la prima volta all'Esposizione Mondiale di Barcellona del 1929 e Mies Van Der Rohe la progettò appositamente per il re e la regina di Spagna. La poltrona è un pezzo imprescindibile del modern classic design ed è un perfetto esempio dello stile minimalista dell'architetto che ha fatto del suo stile un motto "Less is more" (meno è meglio), cioè l'abbandono totale degli orpelli e dei decori, ma l'uso di materiale pregiati e innovativi.

E' costruita con una struttura in trafilato in acciaio piatto cromato, le cinghie di sostegno sono in cuoio e sono dello stesso colore del rivestimento. Sedile e schienale sono imbottiti e ricoperti in pelle a riquadri fissati con bottoni. Una barra d'acciaio a forma di X costituisce la struttura di base, mentre 9 nastri d'acciaio costituiscono il supporto per la seduta e lo schienale.

Prodotta da KNOLL

Lampada Arco: è stata studiata, nel 1962, per conferire la massima flessibilità del punto luce, in quanto può essere agevolmente spostata al cambiare degli ambienti e della posizione dei mobili. Recentemente è stata riconosciuta come oggetto d’arte, e quindi protetto dal diritto d’autore, dal Tribunale di Milano, in conseguenza dei numerosi episodi di plagio nei confronti di questo straordinario pezzo di design.

Slanciata ed essenziale, luccicante nel riflettore di metallo cromato e impreziosita dalla base di marmo di Carrara, la Arco è in grado di creare un ambiente dal nulla: l’ambiente che si raccoglie sotto la sua ala e sotto il suo cono di luce intima e discreta. La sua funzione di punto-luce è data dal concetto di luce che si voleva ottenere: un lampadario emancipato dal soffitto.

Un particolare curioso è la presenza di un foro nella base di marmo che permette, a due persone, un comodo trasporto semplicemente inserendo nel foro un manico di scopa, sollevando cosi' la lampada senza pericolo di farla cadere o di procurarsi danni alla schiena.

Prodotta da FLOS

Lounge Chair & Ottoman: progettata nel 1956, è il solo modello degli Eames che è volutamente rivolto verso il mondo del lusso e dell’opulenza. Rappresenta un contributo decisivo al disegno moderno degli anni ‘50 che, liberato dalle austere e geometrie degli anni ‘20, muove verso forme scolpite ed organiche.

Eames voleva una poltrona confortevole ma semplice, in cui guscio e rivestimento si compenetrassero come due mani intrecciate fra loro; il risultato fu soddisfacente: la poltrona avvolge il corpo come un guanto, e lo lascia affondare dolcemente.

Tutto ciò senza sminuire i materiali: multistrato di palissandro curvato per i tre "gusci" in legno, alluminio pressofuso (dipinto nero e lucidato nella parte superiore) per la base a cinque razze.

Prodotta da VITRA

Terzaghi Claudia









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